Che cinema

"Il cinema italiano è in crisi e una grossa responsabilità è del ministro della Cultura", disse Elio Germano, star dell'ultimo film di Daniele Luchetti, costato 6 milioni di euro, di cui a metà ministeriali, e che ne ha incassato uno e mezzo

Che cinema
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L'altra sera abbiamo visto la cerimonia dei David di Donatello. Stesse storie, facce e lamentele di quando c'è la destra al governo. Almeno Pupi Avati, che è puro di area, lo ha detto sul palco, con un amichevole sfottò alla sottosegretaria Borgonzoni, lì in prima fila, colpevole di «non fare di più per il cinema e le piccole case di produzione indipendente». Come quella fondata da lui e suo fratello... Capita.

Poi ci sono i più infidi: melliflui in sala, dove piangono per Gaza, e poi nel foyer sbottano che «il cinema italiano è in crisi e una grossa responsabilità è del ministro della Cultura», disse Elio Germano, star dell'ultimo film di Daniele Luchetti, costato 6 milioni di euro, di cui a metà ministeriali, e che ne ha incassato uno e mezzo. Ma il problema è «mettere le persone competenti nei posti giusti».

Funziona così. Intellettuali di sinistra chiedono a un governo di destra di piazzare persone di sinistra nei posti giusti per dare più soldi ai film di sinistra, che non vede nessuno, né di destra né di sinistra, ma premiati dai cinematografari di sinistra che poi si lamentano con il governo di destra.

Loro fanno film tutti uguali, con gli stessi attori da vent'anni, il vero clan, le stesse storie scritte dalla Sezione terapia di gruppo del Pd – Ufficio «Emozioni negative» –, forti di un'irresistibile tensione condominiale, nelle stesse location, recitati in romanesco asmatico o napoletano arraggiato, e però la colpa è di Giuli e della Borgonzoni. Wow! A pensarci potrebbe essere il soggetto per un buon film. Comico.

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