Sostegno civile e militare. Tutti gli sforzi di Giorgia per rafforzare Zelensky

Le risoluzioni, la fermezza con Trump e il ruolo giocato nell'accordo dei 27

Sostegno civile e militare. Tutti gli sforzi di Giorgia per rafforzare Zelensky
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Non esiste leader più «volenterosa» di Giorgia Meloni nel sostenere Kiev. Eppure, la sinistra è riuscita comunque a sollevare polemiche per la sua assenza, soltanto fisica, al vertice di ieri con Volodymyr Zelensky. Basterebbe ricordare tutte le votazioni e le risoluzioni per il sostegno alle forze ucraine e ai civili avallate in Parlamento dalla maggioranza di centrodestra. Le stesse in cui l'opposizione si è puntualmente divisa. Ma il vuoto di memoria è un tratto tipico della minoranza parlamentare. Il lavoro più importante, però, la Meloni lo ha fatto sul piano diplomatico, soprattutto in Unione europea. Se in Ue è stato trovato un accordo a 27 Paesi sugli aiuti da destinare all'Ucraina, questo è stato anche grazie alla mediazione della premier italiana con Stati nell'orbita di Mosca, come l'Ungheria di Viktor Orbàn. Trattasi, per l'intesa di febbraio 2024, di 50 miliardi. Non sono parole ma fatti. Poi l'incontro con il presidente Usa Donald Trump a Washington, nella Casa Bianca. L'opposizione si aspettava una Meloni allineata alla visione del mondo del tycoon, ma la leader di FdI ha colto l'occasione per ribadire con chiarezza la verità sulla guerra: la Russia è l'invasore, l'Ucraina la nazione aggredita. La sinistra spera, con una certa costanza, che la presidente del Consiglio cambi idea a seconda dell'interlocutore. Un fenomeno che, fino a questo momento, non si è mai verificato. I viaggi e gli incontri tra la presidente del Consiglio italiana e il presidente ucraino non si contano. E poi il G7 di Borgo Egnazia, in Puglia, con la dichiarazione congiunta dei leader sul «sostegno duraturo» all'Ucraina. Insomma, l'Italia non è affatto «in coda» in Europa, come pensa la deputata Daniela Ruffino di Azione. Se fosse «in coda», non organizzerebbe la Conferenza per la ricostruzione dell'Ucraina. L'evento, in cui si riuniranno «governi, organizzazioni internazionali, istituzioni finanziarie, imprese, regioni, municipalità e società civile», avrà luogo a Roma, i prossimi 10 e 11 luglio.

Poi c'è il dato politico. La leader di Fratelli d'Italia è per il sostegno a Kiev sin dai tempi del governo di Mario Draghi. Non ha mai cambiato posizione, non è mai stata ondivaga. E questo non si può dire, per esempio, di Elly Schlein o di Giuseppe Conte, che hanno assunto un'impostazione «pacifista», e quindi in qualche modo favorevole alla Russia di Vladimir Putin. Ma a sinistra non sono soltanto i partiti a differenziarsi sull'Ucraina. Non c'è solo la differenza tra la linea dell'ex Terzo Polo e quella del Pd, dei 5S e di Avs. C'è anche un problema interno: è noto che Base riformista, tra i dem, non la pensi come la segretaria sull'Ucraina. È nota, peraltro, la spaccatura tra l'europarlamentare Pd Pina Picerno, ormai leader dell'opposizione interna, e la segretaria sul piano di riarmo europeo.

Ma il Pd oggi è in prima linea nel contestare alla premier l'assenza nella foto dei «volenterosi», mentre l'ambiguità di tanti esponenti dem sul tema «guerra all'Ucraina» e la linea del Movimento 5 Stelle non suscita preoccupazione nel centrosinistra.

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