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Chi è Carlos Moya, il possibile nuovo allenatore di Sinner

L'ex coach di Rafa Nadal è più di una suggestione: il suo nome era già stato fatto ai tempi in cui era Riccardo Piatti a seguire il tennista italiano

Chi è Carlos Moya, il possibile nuovo allenatore di Sinner

Con Darren Cahill all'ultimo anno nel ruolo di coach, come da lui stesso annunciato all'inizio della stagione in corso, Jannik Sinner è stato costretto a iniziare a guardarsi intorno, suo malgrado, alla ricerca di un sostituto all'altezza delle sue ambizioni.

L'addio di Cahill

L'ex tennista australiano è di certo una parte fondamentale nella crescita e nel rendimento in campo dell'attuale numero uno al mondo, oltre che una persona con cui Jannik ha sviluppato un solido rapporto umano e di amicizia. Il sodalizio tra i due risale al giugno del 2022, quando Darren Cahill entrò nel team di Sinner nel ruolo di supercoach al fianco dell'allenatore Simone Vagnozzi. Prima di allora il tennista italiano era riuscito a conquistare i tornei Atp 250 di Sofia (nel 2020 e nel 2021), di Melbourne e di Anversa (2021) e l'Atp 500 di Washington (2021).

Nel luglio del 2022 il primo trionfo targato Cahill è quello sulla terra battuta di Umago in finale con Alcaraz, ma i risultati del lavoro svolto dal nuovo team si vedono a partire dalla stagione successiva, quando Sinner conquista l'Atp 250 di Montpellier, gli Atp 500 di Pechino e Vienna e soprattutto il primo Atp 1000 in Canada nell'edizione svoltasi a Toronto. La consacrazione lo scorso anno, quando Jannik diventa il numero uno del circuito, conquistando ben 8 tornei di grande prestigio, ovvero gli Slam dell'Australian Open e dello US Open, gli Atp 1000 di Miami, Cincinnati e Shanghai, gli Atp 500 di Rotterdam e Halle e le Atp Finals di Torino. Quest'anno, ultimo con Cahill alla guida, Sinner ha messo le mani sul suo secondo Australian Open prima di fermarsi per la squalifica e tornare in campo sulla terra rossa di Roma, dove è stato sconfitto in finale dalla "bestia nera" Carlos Alcaraz.

Chiaro che con un palmarès del genere pensare a un futuro senza il supercoach australiano faccia un po' paura, soprattutto ai milioni di tifosi dell'attuale numero uno del ranking mondiale, ma il probabile successore, il cui nome inizia a girare con sempre maggiore frequenza, fa già sognare: si tratterebbe di Carlos Moyá, ex capo allenatore fino a fine carriera di un certo Rafael Nadal.

Chi è Carlos Moyá

Da tennista lo spagnolo originario di Palma de Maiorca è stato in grado di vincere un'edizione del Roland Garros nel 1998 e di raggiungere la finale agli Australian Open l'anno precedente. Moyá, che riuscì a scalare la vetta del ranking fino al numero 1 nel 1999, ha vinto 20 tornei, di cui 1 Grande Slam e 3 Master Series (corrispondenti agli attuali Atp 1000) a Montecarlo, Cincinnati e Roma: indubbiamente si trattava di uno specialista della terra battuta, avendo vinto ben 16 dei 20 tornei proprio sul "rosso".

La sua esperienza da coach, dopo la conclusione della carriera da tennista nel 2010, inizia nel 2016, quando entra a far parte dello staff tecnico di Milos Raonic: il tennista canadese quell'anno sale dalla 14esima alla terza posizione del ranking, centrando la finale a Wimbledon. La collaborazione si interrompe nel 2017, quando entra a far parte del team di lavoro di Rafa Nadal, allora seguito ancora dallo zio Toni: il maiorchino mette le mani sul Roland Garros e gli US Open, monopolizzando il 2017 insieme all'amico-rivale Roger Federer. A fine anno Moyá sostituisce definitivamente Toni Nadal, diventando capo allenatore del re della terra battuta.

Con la sua guida, dal 2018, Rafa centra altri 6 Slam (4 Roland Garros, 1 US Open e 1 Australian Open), 6 Atp 1000 (3 Internazionali d'Italia, 2 Canadian Open, 1 Torneo di Montecarlo), 4 Atp 500 (2 a Barcellona e 2 ad Acapulco) e 1 Atp 250 a Melbourne.

A parlare del probabile arrivo dell'ex tennista maiorchino al posto di Cahill è stata Sofya Tartakova, la stessa che tempo fa aveva annunciato con largo anticipo l'inserimento di Marat Safin nello staff di Andrey Rublev. Peraltro il nome di Moyá era già circolato con insistenza ai tempi in cui Sinner era seguito da Riccardo Piatti.

Rafa ha sempre riconosciuto i meriti del coach nel cambiare il suo approccio ai match in una fase della carriera in cui obbligatoriamente, con l'avanzare degli anni e dei chilometri macinati sui campi, era necessario modificare qualcosa anche a livello tattico:"Carlos ha portato nuovi esercizi. Facciamo meno ma in modo più specifico", rivelò già nel 2017. Più aggressività e scambi accorciati, ovvero l'opposto del Nadal che si era visto fino ad allora. "Sul piano tattico è passato da scambi lunghi che lo favorivano a cercare punti più brevi e aggressivi. Tutto dipende dalla 'programmazione mentale'", scrisse Emilio Sanchez nel 2018."Riuscire a farlo nei punti meno importanti è relativamente facile, ma farlo nei momenti chiave del match è quasi contro natura", precisò ancora, "la chiave viene dal lavoro tecnico: a partire dal servizio/impugnatura, lancio, direzione, fino alla posizione più avanzata in campo per anticipare la palla e guadagnare tempo per colpire il dritto in modo più aggressivo. L’uso della palla corta e il miglioramento nella gestione delle volée fanno parte di questa evoluzione". Aggressività, variazioni ed esperienza sul rosso che potrebbero indubbiamente giovare a Jannik, il quale già per natura tende a voler comandare lo scambio ma ha scarsa dimistichezza col rovescio in back e l'approccio a rete

Con Moyá,infine, c'è un altro punto in comune non

trascurabile, che si può ritrovare anche in Cahill, ovvero la grande riservatezza e la scarsa propensione a restare sotto i riflettori: tanto lavoro e poche chiacchiere, di certo ciò che Sinner e il suo team già prediligono fare.

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