
Il verdetto del Festival di Cannes, Palma d'Oro al regista iraniano dissidente Jafar Panahi, rischia di diventare un caso diplomatico. Sabato la vittoria del film Un simple accident. Ieri la reazione del regime. L'Iran ha convocato l'incaricato d'affari francese a Teheran per protestare contro i commenti «offensivi» rilasciati da Parigi in seguito agli onori tributati al regista dissidente. «A seguito delle dichiarazioni offensive e delle accuse infondate rivolte dal ministro degli Esteri francese contro l'Iran, l'incaricato d'affari di Teheran è stato convocato al ministero», ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale Irna.
In un messaggio sul social network X, dopo la Palma d'Oro, il capo della diplomazia francese, Jean-Noàl Barrot, aveva criticato «l'oppressione del regime iraniano».
L'opera vincitrice è un duro atto d'accusa politico in cui ex detenuti meditano la vendetta contro i loro aguzzini. Inoltre viola apertamente i codici della Repubblica islamica, mostrando attrici senza velo. Panahi, già incarcerato due volte in Iran e noto per le sue critiche al regime, ha dichiarato di non temere il ritorno in patria. Mentre i media riformisti hanno riportato la notizia online in modo neutro, nessuna menzione sulla stampa cartacea. Anche la tv di Stato ha ignorato il premio per concentrarsi sul Festival del film della Resistenza. L'agenzia conservatrice Fars ha bollato la decisione della giuria di Cannes, guidata da Juliette Binoche, come «politica». Oppositore del regime iraniano, il regista Jafar Panahi ha dedicato la sua vita al cinema, sfidando la censura, a volte a costo della sua libertà, fino a ricevere la Palma d'Oro a Cannes. «Sono vivo perché faccio film», ha dichiarato all'Afp l'autore di Un simple accident. Agli arresti domiciliari in Iran fino a poco tempo fa e con il divieto di girare film, il cineasta 64enne, figura della Nouvelle Vague del cinema iraniano che è stata repressa a livello internazionale, ha potuto recarsi a Cannes (e a un festival) per la prima volta dopo 15 anni.
L'amore per il cinema gli è costato la libertà in diverse occasioni: è stato imprigionato due volte, per 86 giorni nel 2010 e per quasi sette mesi tra il 2022 e il 2023. Ha iniziato uno sciopero della fame per ottenere il suo rilascio. Il film vincitore è proprio ispirato all'esperienza carceraria.