
Il cardinal Angelo Bagnasco, già arcivescovo di Genova, già presidente della Conferenza episcopale italiana e già presidente del Consiglio delle Conferenze dei vescovi d'Europa, ha partecipato alla prima Messa del pontefice americano. La celebrazione si è svolta nella Cappella Sistina. Il porporato italiano richiama il Vecchio Continente alla sua «missione», citando l'origine della cultura occidentale e analizza le prime parole pronunciate da Papa Prevost.
Sua eminenza, la spiritualità, con Papa Leone XIV, è tornata centrale? L'omelia della prima Messa del pontefice è stata definita agostiniana, paoliniana e persino ratzingeriana.
«La spiritualità è sempre centrale nella vita della Chiesa cattolica, altrimenti non esiste il resto. Cristo è al centro. E nell'omelia del Papa sono state messe le ali sulla vita, sulla pace, sulla vicinanza e sulla carità. Senza la spiritualità, tutto il resto può sembrare persino buono. Ma non discende dalla vera origine, che è Cristo».
Leone XIV ha citato l'«ateismo di fatto». Un'espressione nuova, che richiama alla lotta contro il relativismo.
«È la chiave di lettura del nostro tempo. Non affrontiamo più un ateismo teorico, come quello di Karl Marx, ma una forma di ateismo che non considera Dio perché non lo ritiene più interessante. L'ateismo di fatto è il vivere come se Dio non ci fosse. E ha lo stesso significato del secolarismo. Un fenomeno che non è più soltanto occidentale. Parlando con i miei confratelli, mi son reso conto di quanto l'ateismo stia attecchendo anche negli altri continenti. Certo, in altre forme e misure, ma purtroppo sta attecchendo».
Con Papa Robert Francis Prevost, torna anche la «verticalità».
«Utilizzando queste categorie, si potrebbe dire una pastorale incarnata e agganciata alla verticalità di Cristo. La pastorale non è solo fare qualcosa ma testimoniare Qualcuno. Per questo, deve scaturire dall'intimità con Gesù. A questo tutti i battezzati sono chiamati secondo le possibilità di ciascuno. Inoltre, la pastorale richiede che ci sia un pastore che ha il compito di guidare la comunità cristiana verso Cristo e la vita eterna, con l'annuncio della verità. Questo è sempre un atto d'amore».
Ci sono alcuni punti che rimangono in sospeso dallo scorso pontificato, alcune questioni non del tutto chiarite. Dalle benedizioni alle coppie omosessuali alla possibilità di celebrare la Messa in latino, passando per l'accordo sui vescovi con la Cina.
«Se c'è qualche punto di poca chiarezza, o mal compreso o mal interpretato, è compito del Santo Padre quello di chiarire. Perché il compito del Papa è quello di confermare nella fede».
Inutile nascondersi: in Europa molti speravano in un Papa europeo.
«Ma tutti i continenti sono importanti. Il Santo Padre è perfettamente parte dell'Occidente, che comprende l'Europa ma anche le due Americhe. L'Occidente non è soltanto l'Europa.
Il Papa è stato per molti anni in Europa e poi, da missionario, per molto tempo in Perù. Il Santo Padre fa perfettamente parte della cultura occidentale. Piuttosto è l'Europa che deve ricordarsi il dato storico che l'accompagna: è il luogo di fondazione della nostra civiltà, che ha messo al centro la persona umana. Tutto è nato qui in Europa, che deve ricordarsi della sua missione».
La Chiesa italiana non ha espresso un Papa. E alcuni già la definiscono in crisi.
«La sconfitta non c'è: la Chiesa è universale. Mi pare che non abbia senso dividere tra sconfitti e vincitori. Girando per l'Italia, posso dire che la nostra Chiesa cattolica sia in salute. Certo, c'è un evidente calo numerico di partecipazione alla Messa. E spesso i giovani chiamati a sostituire gli anziani non bastano, anche nei compiti parrocchiali. Per quanto, e va ricordato, di giovani bravi ce ne siano davvero tanti.
Il tutto, ovviamente, va legato alla crisi vocazionale che ci attraversa. Ma le nostre quarantamila parrocchie continuano a custodire i fedeli e a essere vicine alle persone, e questo lo dobbiamo alla straordinaria dedizione dei nostri sacerdoti».
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